La follia di Ofelia

I folli sognano di giorno e non realizzano che sogni

 

Ofelia, nell'immaginario, rappresenta la vittima che accidentalmente muore impazzita dal dolore, scivola nelle acque di un fiume e affoga. Cosi è rappresentata nell'iconografia romantica, una bella fanciulla sospesa nelle acque. Questa immagine di Ofelia sospesa diviene il contenitore che raccoglie il nostro personaggio collettivo, ispirato alla storia di una donna, di un'artista che ha vissuto molti anni in manicomio e lo racconta attraverso i quadri e le poesie.

"Ove la follia fuori o dentro le mura del pianto? E quelle mura le ritrovi dappertutto, dentro casa, in strada, come barriere che ti isolano dal mondo...perché quelle mura sono entrate, sono entrate nella tua pelle......sono divenute te".

La drammaturgia sviluppa su due piani la relazione tra il maschile e il femminile e lo fa attraverso il linguaggio lirico e una struttura simile alla tragedia greca.

Il primo piano è quello della storia reale di un uomo e di una donna che affrontano le ambivalenze tipiche di una relazione d'amore e che subiscono un'accentuazione drammatica nella sofferenza psichiatrica.

Il secondo è quello degli archetipi giacché, seppure impersonati da un maschio e da una femmina, le due figure appartengono allo stesso essere umano; ne sono le proiezioni e il dramma è quello del difficile conseguimento di un minimo equilibrio tra i due aspetti di sé.

Questi due piani si toccano tra loro nel coro che richiama (sul piano storico) le voci del sociale, della società, del gruppo di appartenenza e del gruppo interiore che ci abita. 
La scelta del linguaggio lirico è quasi d'obbligo quando si parla di follia perché è solo con l'essenzialità della parola poetica che si sprigiona la libertà del pensiero e della immaginazione di chi la produce e di chi la ascolta.

Lo spettacolo è scritto sul corpo degli attori, attraverso le loro improvvisazioni e si muove su un terreno astratto, poetico, dove movimento, poesia e suono, costituiscono un tessuto compatto e leggero, carico di emotività.

Non ci sono protagonisti, tutti gli attori sono parti incarnate di questo personaggio, ne definiscono i tratti, il mondo interiore, la sofferenza, nel passaggio della sua vita dentro e fuori le mura del pianto, fino ad un possibile riscatto.


Regia:
Michela Embriaco
Drammaturgia: Marzia Todero
Con: Luca Battisti, Gianpaolo Bon, Tania de Oliva, Carmela Guitto, Elena Negriolli Fatjon Shehaj